giovedì 14 marzo 2013

La scuola al tempo dei nonni



COME DEI VERI STORICI …
La scuola al tempo dei nonni
Per sapere com’ era la scuola al tempo dei nonni abbiamo raccolto le informazioni attraverso le:


  •      fonti scritte ( pagelle );


  •      fonti materiali ( quaderni, penne, pennini … );


  •      fonti iconografiche ( foto ),


ma soprattutto grazie alle


  •      fonti orali con le testimonianze di due nonne.


Abbiamo intervistato nonna Dunia e nonna Silvana rivolgendo loro queste domande.
1    Dove andavi a scuola?
    La scuola era vicina a casa?
     Come andavi a scuola?
     C’erano i pulmini?
     C’erano la palestra, l’aula informatica, la biblioteca, il cortile?
    Come era arredata l’aula?
    Come erano i banchi?
    C’erano le carte geografiche?
    Che cosa usavi per scrivere?
    Come erano i quaderni, l’astuccio…
   Avevate il grembiule? Come era?
     Possedevi uno zaino?
    Facevate ricreazione?
1 Che cosa portavi per merenda?
1 A ricreazione facevate dei giochi? Quali?
    Quanti eravate in classe?
   Le classi erano miste?
   C’erano alunni stranieri?
    Quanti  insegnati per classe?
  Quali materie c’erano?
    Qual era la tua materia preferita?
   Facevate ginnastica?
  Andavate in gita?
   Facevate le feste?
   Per casa la maestra dava i compiti?
   Quando iniziava e quando finiva la scuola?
   Quanti giorni alla settimana andavate a scuola?
   Da che ora a che ora?
   Quante volte in un anno ricevevi la pagella?
   Ti piaceva andare a scuola?
    La  tua insegnante era severa?
3 Quali punizioni davano?

23 gennaio 2013

La signora Dunia è la nonna di Andrea (terza B ).

Lei frequentava la classe terza nel 1951, cioè 62 anni fa.



Ecco che cosa ci ha raccontato.  
“Abitavo a Figline Valdarno in provincia di Firenze e andavo a scuola in un convento di suore, vestite con un abito celeste e un velo bianco in testa. La scuola era vicina alla mia casa, quindi ci andavo a piedi, comunque a quei tempi i pulmini non c’erano.
L’aula era arredata con banchi di legno a due posti che avevano il foro per il calamaio, una grande lavagna, la cattedra sopra una pedana di legno, perché la maestra doveva vedere bene anche i bambini in fondo agli ultimi banchi.

Nonna Dunia in prima elementare seduta al banco.


Alle pareti c’era un grande crocifisso e una grande carta   geografica.  



Nonna Dunia con un’amica

 
Nella scuola c’erano la palestra, una piccola biblioteca, un grande cortile con le altalene e perfino un teatrino, ma non c’era l’aula informatica.
A quei tempi si scriveva su dei piccoli quaderni con la penna ed il pennino tuffato nell’inchiostro, la carta assorbente serviva ad asciugare lo scritto se dovevi girare la pagina. Nell’astuccio di legno si tenevano anche il lapis, la gomma, l’appuntalapis e piccole matite di legno marcate “ GIOTTO “.



Nonno Roberto (oggi marito di nonna Dunia) scrive con la penna ed il pennino. In primo piano si vede l’astuccio di legno.

 
































Non avevo lo zaino, ma una cartella marrone di cartone rigido che conteneva l’astuccio, due quaderni ( a righe e a quadretti ), il libro di lettura e il sussidiario. In prima elementare avevo l’Abbecedario. Oltre alla cartella portavo a scuola un cestino con la colazione; spesso mangiavo due fette di pane con la Nutella che vendevano sciolta ad etti.                           

Dovevamo sempre portare anche lo spazzolino da denti e il dentifricio “ Pasta del Capitano “ per lavarci i denti dopo aver mangiato.
Non avevo libri per fare le ricerche, non c’era il computer, né la televisione, ma c’era la radio e spesso ascoltavo “ Le avventure di Gian Burrasca “.
Le materie erano: italiano, matematica, storia, geografia, scienze e lavori manuali, specialmente il ricamo. Qualche volta facevamo le recite. A ricreazione si usciva in cortile e si giocava alla bandierina, a me però piaceva tanto correre.                                                                         

Qualche volta facevamo delle brevi gite nei dintorni, soprattutto in un altro convento lì vicino, ricco di opere d’arte. La maestra per casa dava un po’ di compiti.              



La classe al completo (Nonna Dunia è in alto a sinistra vicino alla maestra)



In classe eravamo diciotto, compresa la maestra, tutte femmine e non c’erano alunne straniere. Noi bambine indossavamo il grembiule bianco con il colletto azzurro e un grande fiocco bianco, la maestra invece indossava uno spolverino nero. La maestra era severa, ma non picchiava, invece la suora che a volte ci sorvegliava tirava le bacchettate sulle mani.





La scuola iniziava il primo ottobre e finiva nel mese di giugno.  Si andava a scuola sei giorni alla settimana. Le lezioni iniziavano la mattina alle 8,30 e finivano alle 12,30. Il pomeriggio si poteva scegliere se restare al convento o andare a casa.                                                                                  
 Ci consegnavano la pagella tre volte l’anno, quindi ogni tre mesi e c’erano i voti e quello più importante era il comportamento.   
Tutte le mattine insieme alla maestra si pregava ( Ave Maria o Padre Nostro o Atto di Dolore ),la maestra faceva l’appello e quando un’alunna veniva chiamata si alzava in piedi, poi tutte alzate si cantava l’Inno d’Italia.



Andavo volentieri a scuola, ero brava e la mia materia preferita era la matematica. La mia migliore amica si chiamava Morenita.
Le suore, per farci andare alla Messa tutte le domeniche, ci mettevano un timbro su un quadernino che valeva un punto: dopo otto punti ci facevano vedere il cinema.”





Grazie, nonna Dunia!
 

25 gennaio 2013
La signora Silvana è la nonna di Allegra ( terza A ).       
Lei frequentava la classe terza nel 1948, cioè 65 anni fa.




Nonna Silvana andava alla scuola Tilli, ogni mattina faceva 3 chilometri a piedi perché abitava sopra al cimitero di Castelfiorentino, ai Poggetti. Non c’erano pericoli per la strada, al massimo poteva incontrare  carri trainati dai buoi, qualche calesse e biciclette. I pulmini a quei tempi non c’erano.






Nella sua scuola non c’era la palestra, né l’aula informatica; c’era invece una piccola biblioteca ed il cortile, ma i bambini  non ci venivano mai portati.





In classe c’era la cattedra sopra una pedana di legno e la sedia per la maestra, i banchi di legno a due posti con il calamaio, l’armadietto chiuso a chiave per i documenti, le carte geografiche alle pareti e…  la bacchetta del silenzio




Per scrivere nonna Silvana usava la penna con il pennino che poteva avere varie forme ( a torre, a foglia, a manina… ) e che veniva tuffato  nell’inchiostro, la carta suga per asciugare lo scritto, il lapis, piccole matite di legno e quaderni piccoli. L’astuccio era una scatoletta di legno con il coperchio.  



















In prima elementare aveva un solo quaderno a quadretti grandi ed un solo libro, il Sillabario.
Non aveva lo zaino come noi, ma una cartella a mano, marrone, rigida, di fibra.


Le classi erano abbastanza numerose, soprattutto in prima, poi sempre meno perché molti bocciavano. A volte capitava che alcuni ragazzi grandi fossero a scuola insieme ai piccoli solo per imparare a fare la firma. Le classi non erano miste, non c’erano alunni stranieri. Le femmine indossavano un grembiule bianco con il fiocco azzurro, mentre i maschi il grembiule nero. C’era una sola maestra.


A ricreazione nonna Silvana mangiava pane e marmellata, oppure noci, arance, a volte dolcetti fatti dalla mamma.
Ci ha raccontato una cosa molto curiosa: tutti i bambini portavano da casa un cucchiaio, un sacchettino di stoffa con la segatura e ogni settimana un limone. Prima di mangiare la merenda  si mettevano tutti in fila e la maestra dava a ciascuno un cucchiaio di olio di merluzzo che serviva a rinforzare il fisico, visto che dopo la guerra molti bambini erano rachitici. Il limone serviva per “rimettersi” la bocca, dato che l’olio di merluzzo era sgradevole e la segatura a pulire il cucchiaio unto.                                                                              Durante la ricreazione era vietato correre e non si poteva giocare, gli unici giochi, come “ campana “ e “ le statuine “ li facevano la mattina fuori della scuola, prima dell’entrata.

                           La pagella di nonno Romano ( marito di nonna Silvana ) 



Le materie erano: aritmetica, italiano, religione, storia e geografia, scienze ed igiene, canto, lavoro, educazione morale e civile e fisica, ma ginnastica non la facevano mai.  Non facevano mai gite, né feste.                          
La sua materia preferita era la matematica.
La maestra dava molta importanza alla bella calligrafia e dava un voto anche all’ordine.















La scuola iniziava il 1° ottobre e finiva il 15 giugno. Le lezioni si svolgevano dal lunedì al sabato dalle 8,30 alle 12,30.
A lei piaceva andare a scuola, la maestra era buona, ma anche severa e puniva facendo andare gli alunni fuori della porta, oppure facendoli stare in ginocchio o alla cattedra insieme a lei o scrivendo note sul quaderno e sul registro.




Grazie, nonna Silvana!




1 commento:

  1. bellissimi racconti

    anche io avevo il banco di legno a 2 col piano inclinato, il buco per il calamaio e la scanalatura per non far scivolare le penne;

    quelle col pennino a inchiostro l'ho usate solo per prova, con la carta assorbente per i goccioloni

    poi c'erano le bic che scrivevano più scuro per leggere più chiaro

    ciao
    franco f.

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